Secondo gli standard dell’IRFA, le violazioni di queste nazioni sono “sistematiche, continue e gravissime. Tra queste si contano anche la tortura o la crudeltà, i trattamenti e le punizioni disumane e degradanti, la prigionia prolungata senza accuse, il rapimento di persone o la detenzione segreta e altre gravi violazioni del diritto alla vita, alla libertà o alla sicurezza personale” (USCIRF Report p. 1-2).
Per quanto riguarda la lista EPC (Entities of particular concern), il rapporto 2024 include sette organizzazioni non statali che compiono gravi violazioni della libertà religiosa nelle zone del mondo dove operano: al-Shabaab, Boko Haram, Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), Houthis, Islamic State Sahel Province (IS Sahel), Islamic State in West Africa Province (ISWAP) (chiamato anche ISIS-West Africa), e Jamaat Nasr al-Islam wal Muslimin (JNIM).
L’ultimo e importante dato che il rapporto USCIRF segnala alle autorità degli Stati Uniti e al mondo è quello del numero delle vittime di violenza motivata religiosamente. Viene indicato il numero di vittime di cui si ha notizia certa, i responsabili della violenza e le motivazioni addotte dalle autorità statali o da singoli perpetratori, per giustificare la violenza. Fino alla fine del 2023, la FoRB Victims List includeva più di 2200 individui vittime di 27 diversi governi o organizzazioni non statali. Più di 1300 vittime rimangono in carcere, mentre è sconosciuta la situazione di più di 300 persone imprigionate e 9 persone sono morte mentre erano in prigione. Con questi numeri si registra un deciso aumento delle vittime registrate rispetto al Rapporto USCIRF che registrava i dati pervenuti alla fine del 2022.
I tre governi responsabili del maggior numero di vittime, precisamente del 73%, sono la Cina, la Russia e l’Iran.