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Un altro grave caso di disinformazione contro una minoranza religiosa: questa volta il bersaglio sono le ADI

COMUNICATI

I Comunicati Stampa del Centro Studi LIREC

Un altro grave caso di disinformazione contro una minoranza religiosa: questa volta il bersaglio sono le ADI

Raffaella Di Marzio

Le Chiese Cristiane Evangeliche “Assemblee di Dio in Italia” sono un ente morale riconosciuto che ha ottenuto l’Intesa nel 1988.

Come purtroppo dobbiamo registrare quotidianamente nessun gruppo religioso è immune dal pericolo di diventare “bersaglio” dei media, quando qualche giornalista decide di raccogliere informazioni spesso anomine e prive di qualsivoglia fondamento, per ragioni sconosciute, spesso legate al numero di “like” che potenzialmente l’articolo potrebbe attirare.

Questa volta l’attacco alle ADI risulta particolarmente sgradevole perchè include anche quello a un suo fedele, Alessandro Iovino, un membro della chiesa molto impegnato e conosciuto, e, addirittura, a sua moglie.

Riportiamo di seguito la lettera che Alessandro Iovino ha inviato al nostro Centro Studi, non solo in quanto risposta al pessimo articolo recentemente pubblicato, ma anche perchè è una testimonianza diretta della storia di persecuzioni che le ADI hanno dovuto affrontare per decenni, una storia che non va dimenticata, perchè dimenticarla espone al pericolo di ripetere sempre gli stessi errori.

leggi il comunicato delle adi

Lettera di Alessandro Iovino alla Direttrice di LIREC

7 Agosto 2025

Gentile Prof. Di Marzio,

il relazione all’articolo pubblicato da Roma Today in data 8 luglio 2025 dal titolo “Parlamentari, imprenditori, presidenti di Regione. Chi sono i potenti vicini alle Assemblee di Dio in Italia”, a firma di Federico Tulli, sarei a chiederle, a onore del vero, tramite il vostro osservatorio, la pubblicazione di quanto segue:

Un primo aspetto riguarda alcune ricostruzioni contenute nell’articolo circa le origini delle Chiese Cristiane Evangeliche “Assemblee di Dio in Italia” (ADI), che appaiono forzate e prive di fondamento, ancorché mancanti di opportuni riferimenti documentali o, ancor più, di fonti dirette, accreditate o verificabili. Non c’è peraltro alcun rinvio a documentazioni accademiche, bibliografiche o scientifiche: le affermazioni proposte si basano, nella migliore delle ipotesi, su una o due testimonianze, peraltro anonime.

Come ho più volte avuto modo di specificare pubblicamente, non ho mai avuto e non ho, ancora oggi, nessun ruolo o posizionamento nelle ADI. Non ne sono portavoce, né rappresentante in alcun modo, ma semplicemente un fedele. E parlo quindi a titolo personale. Non per loro conto.

Per quanto riguarda la mia persona, alla quale non devono in alcun modo essere attribuiti titoli che non posseggo, tengo a precisare che non sono stato nominato Cavaliere del Lavoro ma Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica. Onorificenze diverse e sperate volte a riconoscere, nel primo caso, cittadini distintisi nella promozione dello sviluppo economico e sociale del Paese, nel secondo per impegno civile, culturale, artistico, scientifico, umanitario o nel servizio pubblico. Inoltre, non ho scritto 14 libri, ma 22.

Nell’articolo, ancora, vengo definito, insieme alla famiglia di mia moglie, deus ex machina del movimento, addirittura una “macchina da guerra”. E a sostegno di questa tesi, viene tirato in ballo un evento da me curato: il 90esimo anniversario della fondazione della Chiesa ADI di Napoli al quale presero parte molti parlamentari, di tutto l’arco costituzionale, come evidenziato nell’articolo, oltre che il presidente della Regione, il sindaco di Napoli, nonché gli ex sindaci della città.

Ebbene, quello che dovrebbe essere visto e letto come un chiaro segno di trasversale apprezzamento, oltre che garanzia di neutralità politica, viene giudicato con sospetto. Chiarisco subito che tutti i politici che hanno presenziato, hanno risposto ad un mio personale invito in ragione di rapporti professionali che curo da anni, che ho costruito con non poco sacrificio. Molti di loro conoscono bene il mio impegno, il mio lavoro, perché ho dedicato anni alla diffusione della storia del mio bis-nonno, fondatore della comunità ADI di Napoli. Un uomo che subì carcere e persecuzione.

Per decenni le istituzioni ci hanno ignorato e guardato con sospetto. Durante il periodo fascista successivo al 1935, 90 anni fa appunto , il clero cattolico ha contribuito alla persecuzione dei Pentecostali, e tutti i politici presenti all’evento, dell’uno o dell’altro schieramento politico, hanno riconosciuto pubblicamente questa storia, colmando un ritardo lungo decenni, anche con la loro semplice presenza. Fu nel 2013 la prima volta che un sindaco ha fatto visita alla chiesa ADI di Napoli, sempre in occasione del nostro 80esimo anno di fondazione. Infatti la famigerata Circolare fascista Buffarini-Guidi (vi pregherei di approfondire questa assurda e triste storia) e’ incredibilmente sopravvissuta al fascismo ed è stata abolita – pensate un po’ - solo nel 1955, a dieci anni dalla nascita della Repubblica la cui Costituzione garantisce libertà di religione. Ma che per dieci anni è stata disattesa e violata.

Quello che faccio fatica a comprendere è che, a conti fatti, sembra aver sortito più interesse nel collega Rulli qualche fonte anonima che invece tutto il lavoro che in questi decenni ho portato avanti per far conoscere questa storia e che mi ha portato a pubblicazioni scientifiche, congressi, libri oltre che mie presenze su reti nazionali, fino ad arrivare anche al Quirinale e in Vaticano dove, con Papa Francesco, e grazie al pastore Giovanni Traettino, abbiamo promosso un cammino di “guarigione della memoria”, dopo che lo stesso Papa ha chiesto “perdono” per le persecuzioni ai pentecostali.

Tutto questo è documentato nel libro intervista da me curato che ha trovato spazio in servizi giornalistici su tutte le principali reti televisive nazionali (ed anche qualcuna americana).

Ecco che si fa riferimento “a profondi legami con la politica”. E se fossero stati così profondi, perché abbiamo dovuto aspettare decenni per questo riconoscimento storico? Perché solo nel 2023 si può contare sulla partecipazione di tutta la rappresentanza politica ad un culto evangelico Pentecostale?

Infine, il riferimento ai presunti legami della massoneria con le ADI, appaiono non solo surreali e del tutto privi di riscontri, ma anche inopportuni e inaccettabili. Decenni per arrivare all’Intesa, persecuzioni, isolamento, zero copertura mediatica: non sono forse elementi necessari per considerare che questa è una storia di discriminazione religiosa, avviata durante il fascismo e perpetrata per lunghi decenni anche in quelli della Repubblica? Altro che legami con il potere!

L’evento di Napoli, il suo esito, è frutto di relazioni personali che ho costruito nel tempo e con meticolosità: e’ stato un momento in cui questa minoranza e la sua storia, non sono state ignorate (finalmente, direi!). Dopo 90 anni, era anche giunto il momento!

Aggiungo: ogni sforzo compiuto, anche per la stampa della biografia della mio bis-nonno, è stato sostenuto da me personalmente, per non gravare sulle casse della Chiesa e non sottrarre fondi alle attività ecclesiali ed assistenziali. Nessun fondo pubblico, dunque, o comunitario.

Tutto poi il riferimento a Gelli e la nascita delle ADI, trova solo spazio nel web in alcune menti contorte ed in malafede che non hanno alcun riscontro nella realtà. Se non il fatto che ho intervistato Gelli nel 2009, ed ho poi pubblicato il libro-intervista in cui definisco Gelli un cancro per l’Italia. Per inciso: Gelli non sapeva nemmeno chi fossero i Pentecostali. Per questo libro ho ricevuto un premio a New York e perfino il riconoscimento del presidente Mattarella che ha apprezzato questo testo, trasmettendomi un messaggio olografo.

A questo punto, direi, risulta fuorviante anche lo stesso titolo dell’articolo del collega Federico Tulli, laddove si parla dei “potenti vicini alle ADI”. Forse sarebbe stato molto più utile, interessante e pertinente ricostruire il lungo silenzio politico ed istituzionale che ha riguardato le ADI ed il movimento pentecostale in generale durato ben oltre 5 decenni. Dispiace che a distanza di così tanto tempo, quando finalmente le istituzioni si accorgono di questa realtà e provano a capirne di più, ci siano articoli come questo che finiscono per alimentare equivoci e interpretazioni distorte su una storia di resistenza spirituale.

Infine, pur non rappresentando le ADI - anzi, tutti sanno e non ho mai fatto mistero di non condividerne alcune posizioni ufficiali -, ritengo particolarmente irrispettoso il modo in cui sono state descritte le dinamiche finanziarie di queste comunità. Conosco il corpo pastorale, i dirigenti nazionali: molto spesso la loro vita personale è fatta di più rinunce che conquiste, sacrifici che onori. Non certo agiatezze o privilegi. Molti fedeli per avere la libertà di riunirsi decidono di acquistare locali di culto frutto di lunghi anni di impegno collettivo e disinteressato. Ecco perché ritengo che la narrazione proposta dal collega Tulli gravemente irrispettosa verso uomini e donne che, come cittadini responsabili, dedicano la propria vita a un servizio pastorale che genera ricadute significative anche sul piano sociale, spesso in silenzio e senza alcun riconoscimento pubblico.

Ecco che pur non entrando nel merito delle gravi e ingiustificate accuse che vengono rivolte alle ADI, vorrei rivolgere un invito a verificare con più dovizia ed accuratezza tutto quanto riportato nell’articolo.

Alessandro Iovino