Secondo gli standard dell’IRFA, le violazioni di queste nazioni sono “sistematiche, continue e gravissime. Tra queste si contano anche la tortura o la crudeltà, i trattamenti e le punizioni disumane e degradanti, la prigionia prolungata senza accuse, il rapimento di persone o la detenzione segreta e altre gravi violazioni del diritto alla vita, alla libertà o alla sicurezza personale” (USCIRF Report p. 1-2).
Un’altra novità di quest’anno si ritrova nella terza lista, quella denominata EPC (Entities of particular concern) che include nove organizzazioni non statali che compiono gravi violazioni della libertà religiosa nelle zone del mondo dove operano. Tra queste ci sono, tra le altre, alcune organizzazioni terroristiche dell’Islamic State, i militari di Boko Haram, i Talebani e, per la prima volta, anche il Gruppo Wagner, un’organizzazione militare privata russa che si è resa protagonista di azioni violente grazie anche all’appoggio del governo della Repubblica Centro africana.
L’ultimo e importante dato che il rapporto USCIRF segnala alle autorità degli Stati Uniti e al mondo è quello del numero delle vittime di violenza motivata religiosamente. Viene indicato il numero di vittime di cui si ha notizia certa, i responsabili della violenza e le motivazioni addotte dalle autorità statali o da singoli perpetratori, per giustificare la violenza. Fino alla fine del 2022, la FoRB Victims List includeva circa 2000 individui vittime di 26 diversi governi o organizzazioni non statali. Più di 1400 vittime rimangono in carcere, mentre è sconosciuta la situazione di più di 300 persone imprigionate e 6 persone sono morte mentre erano in prigione. Con questi numeri si registra un deciso aumento delle vittime registrate rispetto al Rapporto USCIRF del 2022.
I tre governi responsabili del maggior numero di vittime, precisamente del 73%, sono la Cina, la Russia e l’Iran.