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AGENZIA DIRE.  Cina e Russia, i due Paesi con il primato della persecuzione religiosa

COMUNICATI

I Comunicati Stampa del Centro Studi LIREC

AGENZIA DIRE. Cina e Russia, i due Paesi con il primato della persecuzione religiosa

Raffaella Di Marzio

(DIRE) Roma. "In Russia i Testimoni di Geova sono assaliti nelle loro case, banditi e accusati di essere estremisti"

23-08-2022 19:43 Silvia Mari

ROMA – “Cina e Russia hanno il tristissimo primato, seguiti da Iran, Uzbekistan, Pakistan, Vietnam ed Eritrea come Paesi dove si verificano atti violenza e persecuzione per motivi religiosi. Noi parliamo con loro attraverso i loro amici e fedeli che si trovano in Italia e abbiamo visitato comunità qui e in altre Nazioni, come gli Ahmadi che vengono uccisi in Pakistan e abbiamo ospitato i fedeli della Chiesa di Dio onnipotente fuggiti dalla Cina o abbiamo contatto con i Testimoni di Geova che in Russia sono stati assaliti nelle loro case, banditi e accusati di essere estremisti, attaccati come minaccia alla sicurezza nazionale”.

A tracciare la geografia della violenza per motivi religiosi è Raffaella Di Marzio, direttrice del Centro Studi Lirec e psicologa delle religioni, intervistata a Radio Rvs Hope Media, radio degli avventisti, all’indomani della Giornata dedicata alle vittime di violenza per motivi religiosi. In un suo rapporto recente lo United States Commission on International Religious Freedom (Uscirf) ha stimato in 1301 le vittime di questa violenza in 21 Paesi, prendendo come riferimento “solo i primi sette mesi” del 2022.
“In Cina le persone scompaiono- continua Di Marzio- perchè non sempre accettiamo richieste di asilo per queste ragioni e quando arrivano all’aeroporto non ne sappiamo più nulla”.

“Sono i musulmani i più perseguitati secondo il Rapporto e poi seguono i cristiani, i praticanti di Falun Gong e Bahai” e la sorpresa è nel cuore dell’Europa, nella laicissima Francia che vede “nel 2021 857 atti di violenza contro i cristiani”.
“La problematica relativa alla libertà religiosa riteniamo che dai media non sia trattata o lo sia molto male”, conclude Di Marzio, che nella “collaborazione tra istituzioni, media e mondo accademico” vede la via cruciale e “determinante per prevenire, quello che accade in alcuni Paesi dove si è arrivati a persecuzioni per il solo fatto di credere in una determinata religione. Nel Rapporto- prosegue l’esperta- ci sono nomi e cognomi di persone che sono state imprigionate, torturate, sparite e ci sono anche i responsabili di questi crimini, Stati o singole persone. Siamo certi non saranno solo 1.301 perchè sono quelle che sono arrivate con la massima assoluta certezza, ma chi è stato ucciso o morto in carcere, quelli l’Uscirf non li può contare”.

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