22 Agosto. Giornata di commemorazione delle vittime della violenza per motivi religiosi
Raffaella Di Marzio
L’Assemblea Generale dell’ONU nella risoluzione A/RES/73/296 ha istituito la giornata internazionale di commemorazione delle vittime di atti di violenza basata sulla religione o il credo. L’istituzione del 22 agosto come giornata commemorativa viene motivata dall’importanza di dare assistenza alle vittime e alle loro famiglie, nel rispetto delle leggi internazionali. L’Assemblea generale dell’ONU condanna la violenza contro le persone e qualsiasi atto vandalico contro le case, le aziende, le scuole, i centri culturali e i luoghi di culto e ha richiamato gli Stati alla loro responsabilità di promuovere e proteggere i diritti umani incluso quello alla libertà religiosa delle minoranze.
Anche quest’anno purtroppo il bilancio delle vittime è alto, milioni di fedeli vengono discriminati, perseguitati, imprigionati, torturati e perfino assassinati per la loro fede in tutto il mondo.
Porte Aperte Onlus stima a oltre 340 milioni il numero di cristiani perseguitati nel mondo, mentre l’ European Union Agency for Fundamental Rights (FRA) segnala il crescente antisemitismo e la diffusione dell’ islamofobia attraverso i discorsi di odio che causano frequenti atti di violenza contro persone del tutto indifese, colpevoli solo di appartenere a una comunità religiosa etichettata.
Uno dei fenomeni più gravi lo ha segnalato Genocide Watch, qualche mese fa, in India, dopo un raduno delle organizzazioni religiose vicine alla destra hindu, che inneggiavano al genocidio dei musulmani e anni di crescente violenza e discriminazione contro la più grande minoranza religiosa del Paese.
Il rapporto più completo e accurato sulle vittime di violenza motivata religiosamente è quello pubblicato dall’USCIRF (The United States Commission on International Religious Freedom). Nell’ultimo, relativo al 2022, è indicato il numero di vittime di cui si ha notizia certa, i responsabili della violenza e le motivazioni addotte dalle autorità statali o da singoli perpetratori, per giustificare la violenza.
Negli ultimi sette mesi sono state segnalate 1301 vittime provenienti da 21 differenti paesi. Più di 1000 vittime rimangono ancora in carcere o comunque private della loro libertà dallo Stato e alcune sono morte mentre si trovavano in carcere.
I governi che mettono in atto la violenza in modo più grave sono: la Cina, seguita da Russia, Iran, Uzbekistan, Pakistan, Vietnam ed Eritrea. Gli altri paesi sono responsabili di meno dell’1% delle vittime presenti nel database dell’USCIRF.
Tratto dal rapporto USCIRF 2022
Le vittime sono fedeli di diverse religioni: oltre il 40% sono musulmani di diverse estrazioni e tradizioni, seguono i cristiani, che rappresentano il secondo gruppo per numero di vittime. Il terzo gruppo sono i praticanti di Falun Gong, molti dei quali buddhisti, e, infine, i Bahai.
Tratto dal rapporto USCIRF 2022
Per quanto riguarda le accuse formulate dalle autorità o le motivazioni della violenza perpetrata da singoli individui, l’USCIRF segnala che la maggior parte delle vittime viene arrestata per difendere la “sicurezza nazionale”. In questo caso le accuse sono di terrorismo, estremismo, separatismo, sovversione, affiliazione a un gruppo bandito o a una setta. Il secondo motivo addotto per la carcerazione e le violenze è l’apostasia, la blasfemia e i discorsi di odio. A queste, che sono le accuse più frequenti, seguono quelle di provocare il disordine pubblico, il rifiuto del servizio militare e altre.
Tratto dal rapporto USCIRF 2022