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COMUNICATI

I Comunicati Stampa del Centro Studi LIREC

Nessun accordo con la Cina può ignorare i diritti umani

Raffaella Di Marzio

Lettera aperta al Primo Ministro e al Presidente della Repubblica Italiana.

Il Centro Studi LIREC ha sottoscritto questa lettera aperta per ricordare a chi ci governa che la Cina non è solo la “via della seta” ma anche l’emblema mondiale delle conseguenze terribili generate dalla violenta persecuzione religiosa in atto in quel paese.


Spett.le Presidente Sergio Mattarella,
Spett. le Primo Ministro Giuseppe Conte,

il presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, è in visita in Italia. Sappiamo che la Cina è un importante partner commerciale dell'Italia e che dunque gli accordi commerciali saranno al centro di tutti gli incontri.
Ma l'Italia ha sempre difeso strenuamente i diritti umani in diversi contesti e ha più volte ribadito l’idea che i diritti umani debbano essere parte integrante e fondamentale di ogni negoziato bilaterale.
Ebbene, la situazione dei diritti umani in Cina oggi è motivo di seria preoccupazione sotto molti aspetti. Le nostre organizzazioni si occupano statutariamente della libertà religiosa e oggi le limitazioni alla libertà religiosa in Cina sono peggiori di quanto non siano mai state dal tempo della Rivoluzione Culturale.
La Cina consente infatti di operare solamente a poche organizzazioni religiose controllate dal Partito Comunista Cinese (PCC), eppure anche questi gruppi sono soggetti a limitazioni: debbono per esempio escludere dalle proprie attività i minorenni e non possono avere alcuna proiezione missionaria.
La nuova legge sulla religione, entrata in vigore nel 2018, ha del resto inasprito la repressione di tutti i gruppi che non siano gli organismi religiosi controllati dal PCC, tra cui le Chiese domestiche protestanti.
Quanto ai sacerdoti cattolici, nonostante l’accordo firmato con la Santa Sede vengono tuttora aggrediti e in alcuni casi arrestati se si rifiutano di aderire all’Associazione patriottica controllata dal PCC.
E alcuni gruppi, come il Falun Gong o la Chiesa di Dio Onnipotente (CDO, un ampio nuovo movimento religioso di origine cristiana), sono banditi come xie jiao («insegnamenti eterodossi»). Questo significa che viene data loro una caccia spietata, che i fedeli vengono arrestati e condannati per nessun altro motivo che l’essere attivi in un gruppo proibito, e che in diversi casi documentati sono addirittura torturati e uccisi. 305 praticanti del Falun Gong sono stati arrestati nel breve arco di tre mesi, tra aprile e giugno 2018, e il movimento continua a segnalare casi di tortura, di uccisioni extragiudiziali e di espianto di organi. Solo nel 2018 sono stati arrestati più di 11mila fedeli della CDO: tra questi si segnalano 525 casi di tortura e 20 casi documentati di morti avvenute sia durante la prigionia sia a seguito di maltrattamenti da parte della polizia. La persecuzione degli xie jiao peraltro viene giustificata attraverso massicce campagne di fake news che li accusano di crimini che non hanno mai commesso.
Anche il controllo esercitato dal PCC sui buddhisti tibetani si è oramai fatto intollerabile. In tutto il Paese statue buddhiste e taoiste vengono disinvoltamente distrutte accampando i pretesti più vari.
Infine i musulmani. Alcuni studi accademici calcolano in almeno un milione il numero degli uiguri e di altri musulmani che sono detenuti nei cosiddetti campi per la trasformazione attraverso l’educazione. Mentre il PCC afferma che i campi siano semplicemente “scuole”, il periodico Bitter Winter ha pubblicato alcuni filmati che mostrano come quelle strutture abbiano invece tutti i crismi del carcere. Il PCC sostiene che siano necessari per prevenire il “terrorismo”, ma poi sono le stesse autorità cinesi ad ammettere che gli uiguri sospettati di terrorismo sono solo poche centinaia, cosa che quindi non giustifica affatto l’internamento di un milione di persone, tra cui figurano anche giornalisti, intellettuali e artisti.
Nessun accordo né commerciale né di altro genere può dunque ignorare questa realtà. Confidiamo allora sul fatto che, fedele ai propri valori e alle proprie tradizioni, l’Italia voglia porre il rispetto dei diritti umani e della libertà religiosa al cuore di ogni conversazione con il presidente Xi Jinping.

Bitter Winter, quotidiano online sulla libertà religiosa in Cina
https://it.bitterwinter.org
italiano@bitterwinter.org

Con il sostegno di: CAP-LC (Coordination des Associations et des Particuliers pour la Liberté de Conscienc), CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni), FOB (European Federation for Freedom of Belief), EIFRF (European Inter-religious Forum for Religious Freedom), FOREF (Forum for Religious Freedom Europe), HRWF (Human Rights Without Frontiers), LIREC (Centro Studi sulla Libertà di Religione
Credo e Coscienza), ORLIR (Osservatorio internazionale sulla libertà religiosa dei profughi), SOTERIA International (Spiritual Human Rights), Citizen Power Initiatives for China, Danish Mission Council, DMCDD (Danish Mission Council Development Department), European Muslim Initiative for Social Cohesion (EMISCO), Omnium des Libertés, Universal Peace Federation Switzerland (UPF Switzerland)