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AGENZIA DIRE. RELIGIONI. LANCI DI AGENZIA CONVEGNO LIREC-  6 NOVEMBRE 2025- SENATO- PERSECUZIONI

COMUNICATI

I Comunicati Stampa del Centro Studi LIREC

AGENZIA DIRE. RELIGIONI. LANCI DI AGENZIA CONVEGNO LIREC- 6 NOVEMBRE 2025- SENATO- PERSECUZIONI

Raffaella Di Marzio

SCARICA I LANCI DI AGENZIA DEL 6/11/2025

Indice

DIRE 06-11-25 16:12

DONNE. DI MARZIO (LIREC): DOPPIA VULNERABILITÀ IN PAESI CHE PERSEGUITANO PER LIBERTÀ FEDE 1

DIRE 06-11-25 14:42

AFRICA. MARTUCCI (UNIBA): NEL SAHEL DONNE OSTAGGIO VIOLENZA JIHADISTA 1

DIRE 06-11-25 14:38

RUSSIA. LA DENUNCIA: IGNORA SENTENZE CEDU, COLPITI 175MILA TESTIMONI GEOVA 3

DIRE 06-11-25 14:38

RUSSIA.LADENUNCIA:IGNORASENTENZECEDU,COLPITI175MILATESTIMONIGEOVA-2- 2

DIRE 06-11-25 13:56

IRAN. GHERARDINI (ATTIVISTA): DONNE BAHÁ'Ì PERSEGUITATE 2 VOLTE 4

DIRE 16:12 06-11-25

DONNE. DI MARZIO (LIREC): DOPPIA VULNERABILITÀ IN PAESI CHE PERSEGUITANO PER LIBERTÀ FEDE

DIRETTRICE: RISCHIANO MATRIMONIO FORZATO, RAPIMENTI, VIOLENZA

(DIRE) Roma, 6 nov. - "Esiste una doppia vulnerabilità delle donne. In Paesi come Pakistan, Egitto e Mozambico, le vittime sono state rapite, costrette alla conversione e al matrimonio forzato". Con questa fotografia la direttrice del centro studi Lirec Raffaella Di Marzio ha introdotto il secondo panel del convegno che si è svolto al Senato sulle persecuzioni religiose e il loro legame con il genere. Gli uomini non sono esenti, ma esistono appunto delle peculiarità diverse tra i generi. Se gli elementi di pressione per gli uomini sono l'arruolamento militare, l'incarcerazione o la violenza fisica, per le donne, tra le altre cose, c'è il matrimonio forzato, quella sessuale, il rapimento.

"Le conseguenze a livello planetario sono le richieste di asilo" ha detto Di Marzio. "La persecuzione inerente al genere è un termine che non ha un significato legale di per sé. È usato per racchiudere una serie di differenti richieste nelle quali la considerazione del genere è rilevante per la determinazione dello status di rifugiato. Le richieste inerenti al genere possono essere presentate da donne o uomini, anche se sono più spesso presentate dalle donne".

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AFRICA. MARTUCCI (UNIBA): NEL SAHEL DONNE OSTAGGIO VIOLENZA JIHADISTA

(DIRE) Roma, 6 nov. - "Donne ostaggio di ingiustizia e violenza mascherate da legge religiosa" e vittime di una vera e propria "persecuzione religiosa" quale è quella "jihadistico-eversiva in Sahel". Ne ha parlato la docente di diritto ecclesiastico dell'Università di Bari, Sabrina Martucci al Senato, intervenendo al convegno Lirec sulle persecuzioni religiose.

"Donne e ragazze- ha spiegato- sono soggette a coercizioni religiose e persecuzioni che vengono giustificate religiosamente per reclutare attiviste al movimento eversivo; imporre ruoli funzionali sociali e di impiego nelle reti terroristiche; ridurle in condizioni di inferiorità, schiavitù sessuale e prostituzione (sia donne della stessa fede che appartenenti a altre fedi)".

In Mali, ha argomentato la ricercatrice, si rileva "l'imposizione di norme di Sharia da parte di gruppi come Jnim, con controllo delle donne, casi di violenza sessuale, matrimoni forzati e sanzioni alle donne che non si conformano alle regole imposte. Le investigazioni di ONG mostrano come il vuoto statale abbia agevolato queste pratiche. (Human Rights Watch)".

"In Niger, nelle aree di Tillabéry e altre zone, gruppi affiliati allo Stato Islamico e ad altri raggruppamenti impongono camere di controllo sociale alle donne (restrizioni, rapimenti, riduzione delle libertà religiose); rapporti descrivono casi di schiavitù sessuale, stupri durante razzie e uso strumentale delle donne a fini propagandistici. Martucci ha ricordato anche il Burkina Faso e gli attacchi indiscriminati e stupri.

"Gruppi jihadisti- ha ribadito- usano punizioni religiose per imporre ruoli e terrorizzare intere comunità, mentre operazioni presentate come necessarie per la sicurezza statale hanno talvolta prodotto gravi violazioni dei diritti umani".

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RUSSIA. LA DENUNCIA: IGNORA SENTENZE CEDU, COLPITI 175MILA TESTIMONI GEOVA -2-

(DIRE) Roma, 6 nov. - LA STORIA - "I Testimoni di Geova sono presenti in Russia dalla fine dell'Ottocento. Al tempo nonostante non godessero dell'appoggio dello Zar legato più alla chiesa ortodossa, avevano comunque libertà di culto. Con la rivoluzione del 1917 l'ostilità nei loro confronti aumentò- ha spiegato Mattei- sebbene l'articolo 13 della costituzione dell'Unione Sovietica riconoscesse la libertà di culto, venne istituita una Commissione Straordinaria, con l'intento di reprimere le religioni. Nel periodo sovietico, a varie ondate, furono messi al bando e perseguitati, soggetti a condanne, pene detentive, e nel periodo staliniano quasi 10.000 testimoni furono deportati in Siberia. Sono stati oggetto di forte propaganda da parte governo dell'Unione Sovietica con l'intento finale di costringerli ad accettare l'ideologia del regime. Dagli anni 80 in poi la situazione era migliorata e i Testimoni hanno avuto la libertà di professare e praticare la propria fede".

"Nel 1991 la morente Unione Sovietica concesse ai Testimoni di Geova la registrazione come associazione religiosa. L'anno seguente lo Stato della Federazione Russa confermava tale riconoscimento giuridico. A partire da quel momento i Testimoni hanno goduto di maggiore libertà di culto, ma per breve tempo. A partire dal 2000 i Testimoni di Geova hanno affrontato difficoltà crescenti a causa di atti di ostruzionismo del governo russo che hanno raggiunto il culmine nel marzo del 2004, quando le attività dei Testimoni di Geova di Mosca sono state vietate e messe al bando. Molti tribunali russi hanno dichiarato estremiste decine di pubblicazioni dei Testimoni di Geova (2009), incluso il sito ufficiale jw.org (2014) ed imprigionato e accusato di estremismo chiunque fosse in possesso di materiale dei Testimoni di Geova. L'accusa con la quale le autorità nazionali hanno disposto lo scioglimento della sezione di Mosca dei Testimoni di Geova e un divieto permanente per le sue attività, ritenendo che tale comunità rappresentasse una 'minaccia alla difesa dei diritti e degli interessi della società e della sicurezza pubblica'".

Iniziano da qui i ricorsi. "L'associazione dei testimoni di Geova di Mosca ricorre alla Corte Europea. Dopo aver esaminato ogni singola accusa, la Corte ha accertato che le autorità hanno sciolto la locale comunità e vietato le sue attività senza un fondamento giuridico o fattuale, non hanno agito in buona fede e hanno trascurato il proprio dovere di neutralità e imparzialità nei confronti della confessione. Il 20 aprile 2017 la Corte Suprema russa ha sciolto il centro amministrativo nazionale dei Testimoni di Geova e tutte le 395 associazioni religiose locali definendole organizzazioni estremiste, ordinato l'immediata cessazione delle loro attività e la confisca di tutte le loro proprietà, inclusi tutti i luoghi di culto in tutto il territorio russo. Tale provvedimento e ha reso illegale il culto professato da oltre 175.000 fedeli nel paese. Molti sono stati arrestati, torturati e condannati a pene altissime. Al momento la condanna massima mai registrata è pari a otto anni.

La Cedu ha concluso che lo scopo delle autorità russe era quello di "reprimere le attività religiose dei Testimoni di Geova" e ha chairito, ha concluso l'avvocata, che la campagna di persecuzione intrapresa dalla Russia a livello nazionale ha colpito i diritti di 175.000 singoli Testimoni in Russia, che sono stati posti di fronte a una drastica e impossibile scelta: o ridurre le proprie attività religiose o affrontare un'incriminazione con l'accusa di aver proseguito le attività di un'organizzazione estremista'".

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RUSSIA. LA DENUNCIA: IGNORA SENTENZE CEDU, COLPITI 175MILA TESTIMONI GEOVA

(DIRE) Roma, 6 nov. - "Al 1 novembre 2025, 883 persone (uomini e donne, giovani e anziani) sono già state perseguite per il solo fatto di essere Testimoni di Geova. Circa 492 testimoni di Geova hanno subìto l'incarcerazione. Al momento, 169 Testimoni si trovano in prigione, 15 arresti domiciliari, 69 obbligo di firma". Questa è la situazione che vivono i Testimoni di Geova in Russia stando a una denuncia presentata in occasione del convegno del centro studi Lirec in Senato dall'avvocata Laura Mattei del Foro di Roma. E' spesso, non solo in Russia, il tema del servizio militare e la loro obiezione di coscienza ad aver creato problemi a questa comunità cristiana, presente in 240 Paesi del mondo.

Altre volte, come in Italia, è stato il tema sanitario del loro no etico, fondato sul credo religioso, alle trasfusioni di sangue ad aver generato sospetti e scetticismo, prima che la stessa medicina elaborasse altre strade per ridurre il ricorso alle trasfusioni e che arrivasse la legge sul consenso informato (legge 219 del 2017) che tanto deve proprio ai Testimoni di Geova. Ad oggi a fronte delle durissime persecuzioni subite i Testimoni di Geova sono ricorsi alla Corte europea e alla Cedu ottendendo giustizia, ma "la Russia ha ignorato".

"La Cedu ha emesso più di 70 sentenze in materia. Le due più note sono la Tdg Mosca VS Russia e da ultimo la Taganrog Lro e altri c. Russia del 7 giugno 2022", ha ricordato l'avvocata. "La Cedu ha ritenuto che la proscrizione a livello nazionale è stata illegittima e ha costituito una violazione della Convenzione Europea, così come anche il vietare le pubblicazioni religiose dei Testimoni di Geova e il loro sito jw.org. Ha ordinato alla Russia di interrompere tutti i procedimenti penali a carico dei Testimoni di Geova, di liberare tutti coloro che sono stati incarcerati e di restituire tutte le proprietà sequestrate o pagare un indennizzo adeguato. La Russia ha ignorato la sentenza. Non solo, lo stesso giorno in cui è stata emessa la sentenza, la Federazione Russa, che si era ritirata dal Consiglio d'Europa, ha varato una legge che consente di non rispettare le sentenze della Cedu".(SEGUE)

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IRAN. GHERARDINI (ATTIVISTA): DONNE BAHÁ'Ì PERSEGUITATE 2 VOLTE

DENUNCIA AL SENATO: PRIVATE LIBERTÀ, ISTRUZIONE E DEGNA SEPOLTURA

(DIRE) Roma, 6 nov. - "Ancora oggi le donne bahß'í in Iran si trovano al crocevia di due sistemi di persecuzione. Come donne, subiscono le restrizioni generali imposte dal sistema giuridico e culturale della Repubblica Islamica, che limita la loro partecipazione alla vita pubblica e le loro libertà. Come bahß'í vengono private del diritto alla libertà di credo, del diritto all'istruzione, del diritto di una degna sepoltura, solo per citarne alcuni". La denuncia è stata sollevata da Celine Gherardini, responsabile Ufficio Affari Esterni della comunità in Italia, intervenendo al Senato per il convegno promosso dal centro studi Lirec sulle persecuzioni religiose.

"In Iran è ancora in vigore un memorandum firmato dall'Ayatollah Khamenei -se non unico, rarissimo caso in cui la persecuzione di una minoranza è scritta nero su bianco come policy di stato. Infatti- ha ricordato- il documento specifica che: 'I rapporti del governo con i bahß'í devono essere tali da bloccare il loro progresso e sviluppo'; i bahß'í devono essere espulsi dalle università, una volta che le loro convinzioni diventano note'; 'I bahß'í non possono essere assunti in impieghi pubblici e devono essere esclusi da posizioni influenti'".

(Sim/ Dire) 13:56 06-11-25

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