ROMA – “Nel 2013 il Consiglio dell’Unione europea ha approvato delle Linee guida per il rispetto della libertà di religione e credo, riguardanti innanzitutto i Paesi non aderenti all’Unione europea, ma siglate da tutti Paesi membri. L’Italia purtroppo è assolutamente fuori legge rispetto a queste Linee guida”. Lo ha detto all’Agenzia Dire Raffaella Di Marzio, Direttrice del Centro Studi sulla Libertà di Religione Credo e Coscienza (Lirec) e membro del Comitato DireDonne, in occasione della conferenza stampa di domani, alle 11.30, nella Sala stampa della Camera dei Deputati, del Lirec in collaborazione con la rivista Coscienza e libertà, per la presentazione della Strategia di implementazione delle linee guida Freedom of Religion or Belief (Forb).
Ha ricordato Di Marzio nel corso dell’intervista che “lo Stato deve rimanere neutrale di fronte ad ogni religione, o credenza e anche di fronte alle non credenze, e non deve valutarle e giudicarle, avvantaggiandone una rispetto ad un’altra. Nel nostro Paese invece, mentre la religione maggioritaria gode di un concordato, con tutti i privilegi che ne derivano, tutte le altre sono in una condizione di inferiorità. Inoltre, l’unica legge che si occupa di culti– ha sottolineato- risale al periodo fascista, una legge che definisce le religioni non cattoliche ‘culti ammessi’, relegandole di fatto in una condizione di inferiorità e tolleranza, e nonostante i tentativi fatti per una legge che risponda maggiormente non tanto a tempi attuali, ma almeno a quanto sancito dalla Costituzione, non si è mai riusciti neanche ad arrivare in Aula”.
“Attualmente- ha chiarito la Direttrice del Centro Lirec- le minoranze religiose in Italia possono ottenere solo un’intesa con lo Stato italiano– e tra queste soltanto 13 richiedenti sono riuscite ad ottenerla- e l’intesa è gestita da un ufficio del Ministero degli Interni. Riuscire ad ottenerla significa avere dei diritti, come per esempio la destinazione dell’8×1000, come la Chiesa cattolica, oppure avere di Ministri di Culto dentro le carceri o gli ospedali. Il procedimento però dura decenni, e solo in Italia esistono 866 minoranze, e per quelle che chiedono l’Intesa è molto difficile ottenerla. Questo quindi è un altro elemento contrario alle Linee guida, perchè il controllo su questi culti è di tipo ‘poliziesco’. Ai tempi di Mussolini infatti- ha continuato Di Marzio- il compito fu affidato al Ministero degli Interni, che le tratta come questione appartenente alla sicurezza, come se queste minoranze fossero un pericolo pubblico. Il fatto che il Ministero degli Interni debba decidere sulle questioni di religioni e credo- ha continuato la Presidente del Centro studi Lirec- dovrebbe essere smantellato e magari riguardare tutti i Ministeri, come quello delle Pari opportunità, della Scuola o della Cultura ed eventualmente quello degli Interni dovrebbe intervenire solo in presenza di problemi di ordine pubblico”.
“Altro importante versante poi- ha proseguito- è quello delle sette sataniche, di cui si è tornato a parlare in questi giorni. In Italia non c’è un allarme satanismo, e l’unico caso documentato in questi anni, quello delle Bestie di Satana, è legato più che altro ad un tessuto sociale e culturale pessimo in cui vivevano quei ragazzi, che facevano uso di droghe ed erano violenti già da prima. L’idea che ci possa essere attualmente un allarme sette- ha dichiarato Di Marzio- non fa che aumentare la paura nella gente, e serve solo a distoglierla dai veri problemi della nostra società, e i media generalisti non fanno che alimentare questo discrimine nei confronti di gruppi che sono totalmente innocui, e anche questo è fortemente condannato dalle Linee guida”.
“É fondamentale ricordare- ha aggiunto Di Marzio all’Agenzia Dire- che attualmente non esiste una definizione di ‘setta’, e oggi chiunque voglia accusare qualcuno di qualcosa usa il termine impropriamente, e ormai la setta è diventata un vero e proprio stigma, come usare i termini ‘negro’ ed ‘ebreo’. Proprio per questo il Consiglio d’Europa ha più volte invitato tutti gli stati membri a non usare questo termine, ma a sceglierne altri come per esempio ‘minoranze religiose spirituali’. Il falso problema delle sette quindi è molto presente nel nostro Paese, tanto che addirittura si sta cercando di reintrodurre il Reato di Plagio, abolito dalla Corte costituzionale nel 1981, con il nome di ‘manipolazione mentale’. Questo tipo di reato, voluto da Mussolini, era in origine pensato per usarlo contro i dissidenti politici, ma lui non lo applicò mai, mentre in Italia oggi si cerca di reintrodurlo contro il ‘lavaggio del cervello‘ praticato dalle sette, e di fatto si propone una legge liberticida per un problema che non esiste, spinto anche dai numeri dei giornali che sono totalmente inventati. Ricordiamo poi- ha aggiunto- che dal 2006 esiste una squadra di Polizia ‘antisette’, con un consulente privilegiato che è un prete cattolico, e anche qui la neutralità dello Stato viene meno; per questo motivo l’Italia è stata segnalata all’Osce dal 2013, perchè di fatto questa squadra assomiglia ad una squadra di Polizia religiosa”.
Infine, ha concluso Di Marzio all’Agenzia Dire “le questioni da affrontare, sarebbero altre, come per esempio l’esistenza di una sola confessione religiosa rappresentata nelle scuole, oppure il conflitto tra la libertà religiosa e il diritto alla salute, o all’istruzione o i diritti delle donne molto spesso calpestati”.
di Chiara Buccione